Sperare a Pasqua: la nostra fragilità, una straordinaria occasione di incontro con gli altri

10 aprile 2020
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di Vittorio Biemmi, presidente Cassa Padana
Tanti sentimenti, il dolore, la commozione, lo sconforto, l’ansia, la preoccupazione, l’impegno, l’aiuto reciproco, il coraggio si intrecciano e albergano dentro di noi, facendo di questo tempo pasquale un periodo veramente unico.
L’immobilità parziale a cui siamo costretti e l’assenza di tante cose, utili e soprattutto inutili che popolavano in modo bulemico la nostra quotidianità precedente l’emergenza, si trasformano in una maggiore capacità di attenzione, concentrazione e discernimento verso ciò che è realmente importante e merita il nostro impegno.
E’ un tempo difficile che ci costringe ad andare in profondità delle nostre esistenze, alla radice di ciò che ognuno di noi è o che insieme siamo.
Custodire e far sedimentare le tante domande senza risposta che emergono dentro di noi è la base per far emergere la speranza, che per sua natura ci spinge ad andare oltre a ciò che oggi appare impossibile e privo di forma logica, confortata da ragione e puri numeri.
La speranza è una forza interiore profonda e travagliata, ben diversa dai facili slogan ottimistici, spesso retorici se non sgradevoli in tempi tragici.
Ci riscopriamo estremamente fragili, a livello di ogni singola persona e istituzione. Tutti, nessuno escluso.
E’ un salutare bagno di umiltà che non significa l’assunzione di un atteggiamento dimesso e passivo, ma bensì maturare la consapevolezza della propria non
autosufficienza, del bisogno degli altri per raggiungere obiettivi e risultati in qualsiasi campo.
Questa condizione di fragilità è una straordinaria occasione di incontro con gli altri.
Grandi istituzioni, destinate a durare nel tempo, sono nate proprio dalla condivisione solidaristica fra le persone delle loro grandi fragilità.
Speriamo che questo periodo pasquale, difficile come mai è stato, diventi davvero un momento di passaggio generativo, interiore prima e che poi riesce conseguentemente anche a mostrarsi nella realtà esteriore.
Speriamo. Dentro di noi custodiamo queste domande, anche se non intravvediamo ancora pienamente forme e modalità per esprimerle concretamente.