Il Monastero di Leno, la sua storia, le sue testimonianze

In un libro il lavoro, l'impegno, le speranze, i ritrovamenti di un ventennio di scavi archeologici sostenuti da Cassa Padana e dalla sua Fondazione Dominato Leonense

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30 maggio 2022
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Tanti anni di lavoro, un ventennio, tanti scavi, tante speranze, tanti ritrovamenti. E' di grande importanze il lavoro archeologico svolto nell'area ddi Villa Badia di Leno. Un lavoro sostenuto fin dall'inizio da Cassa Padana e dalla sua Fondazione Dominato Leonense.

Ora quel lavoro è racchiuso in un libro.

Sono le bolle pontificie e i diplomi imperiali, che testimoniano le vicende della grande storia di cui furono protagonisti gli abati di Leno, nella bassa bresciana, ma è soprattutto il cospicuo numero di contratti agrari, di testimoniali, di carte di vertenza che fanno rivivere la vita quotidiana delle comunità della pianura e delle dipendenze del monastero leonense sparse in tutta Italia.

Lo precisano con i loro provvedimenti papi e imperatori, che ad ogni nuovo abate provvedevano a confermare diritti e proprietà dell’abbazia.

Non disdegnavano, da Carlo Magno a Federico Barbarossa, da Silvestro II a Eugenio III, di godere dell’ospitalità del potente monastero della pianura, approfittando nell’occasione per amministrare la giustizia e risolvere annose vertenze tra l’abbazia e il prepotente di turno, compresa quella decisa dal Barbarossa tra l’abate Gonterio e il vescovo di Brescia Giovanni da Fiumicello.

Di straordinario rilievo è, tuttavia, la grande mole di dati che emergono dai contratti agrari, dagli atti di soccida che testimoniano la diffusa pratica dell’allevamento, dai provvedimenti assunti dall’abate nella sua attività giudiziaria per regolare l’attività di una vita vissuta con grande partecipazione e vivacità.

Si tratta di una ricca serie di documenti, messi a disposizione degli studiosi in edizione critica nel volume Le carte del monastero di San Benedetto di Leno, IX secolo-1400, a cura di Maria Chiara Succurro, edito nella prestigiosa collana Codice Diplomatico Bresciano della Fondazione Civiltà Bresciana.

I risultati dell’impegnativo lavoro di ricerca saranno presentati a Leno mercoledì 1 giugno alle ore 15 presso il Forum di Cassa Padana.

Ne parleranno: 

Nicolangelo D’Acunto dell’Università Cattolica, presidente del Centro Europeo di Studi Monastici, coordinatore del dottorato di ricerca avviato presso la sede di Brescia, i cui iscritti sono già al lavoro sui documenti ora disponibili; 

Gabriele Archetti
 della stessa Università, presidente del Centro Studi Longobardi, impegnato ad indagare tra gli altri, la figura del fondatore del monastero della Bassa; 

Fabio Saggioro, archeologo dell’Università di Verona, pronto con i sui studenti a riprendere l’attività di scavo sul sito del monastero, avendo uno strumento in più, quella delle preziose notizie ricavabili dai documenti circa l’assetto delle strutture di servizio intorno al monastero; 

Ezio Barbieri della Scuola di Archivistica paleografia e diplomatica degli Archivi di Stato di Milano e Parma, che ha coordinato e sostenuto il lavoro della curatrice del volume; 

Claudio Baroni, editorialista del Giornale di Brescia, attento a cogliere e interpretare le preziose novità che l’attività di ricerca mette in luce nella vasta area della Bassa.

Porteranno il loro saluto, oltre al presidente della Fondazione Dominato Leonense Vittorio Biemmi e, a testimoniare il continuo sostegno alle attività, il presidente di Cassa Padana Romano Bettinsoli, l’Abate di Leno Renato Tononi e la  sindaca Cristina Tedaldi.

Il presidente della Fondazione Civiltà Bresciana Mario Gorlani e il Soprintendente Luca Rinaldi testimonieranno la stretta attività di collaborazione nel coordinare il lavoro di archeologi, paleografi e storici nell’impegnativo programma di scoperta e ricostruzione della storia millenaria del monastero voluto da re Desiderio, che consentirà di riscrivere la storia bresciana e non solo.

Lo testimonierà anche l’intervento del decano dei medievisti italiani, Aldo Settia, che ha esaminato i documenti leonensi, fornendo nel lungo saggio introduttivo al volume un prezioso anticipo delle straordinarie novità emerse.

La conclusione dei lavori è affidata a Stefano Bruno Galli assessore alla cultura della Regione Lombardia.