PNRR, un piano di rigenerazione economica e sociale
Il ruolo delle banche, la trasformazione digitale e la transizione ecologica al convegno di Cassa Padana a Leno
“Sappiamo bene quanto questo PNRR sia un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. E sappiano anche quanto l’Italia abbia bisogno di modernizzare la sua pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo così come intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. Il Piano del Governo può essere davvero l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duratura rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.
Stiamo parlando di una vera e propria rigenerazione. Economica. Sociale. Politica. E le banche avranno un ruolo fondamentale in questo percorso. Il nostro compito sarà quello di coinvolgere nei rivoli del PNRR le circa 300 mila imprese interessate del nostro Paese, specie nei settori del manufatturiero, delle costruzioni, della tecnologia dell’informazione, dei trasporti, della manifattura elettronica, dell'energia. Come Cassa Padana e come Gruppo Cassa Centrale siamo consapevoli che il successo del Pnrr dipenderà anche dalla capacità delle banche italiane di sostenerlo, sia con la scelta e il monitoraggio dei progetti giusti sia con il loro cofinanziamento”.
Con queste parole il direttore generale di Cassa Padana, Andrea Lusenti, ha aperto oggi pomeriggio il convegno “Un nuovo piano per l'Italia. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza per connettere il territorio” ospitato al Cassa Padana Forum di Leno, Brescia.
Il ruolo delle banche
Il ruolo delle banche nella partita del PNRR è stato ripreso anche da Luigi Duranti, coordinatore per il Piano del Gruppo Cassa Centrale Banca.
“Il nostro ruolo nella filiera istituzioni-imprese”, ha detto, “è quello di essere la cinghia di trasmissione per la parte informativa e per quella di anticipazione finanziaria. Tutto ciò oggi sta consentendo di avviare i primi cantieri e di realizzare interventi di innovazione e ricerca”.
Per Duranti il ruolo delle banche territoriali di credito cooperativo sarà centrale: “Le nostre banche hanno una rete capillare sul territorio che consente di fare informazione a tutto campo. Uno degli aspetti del PNRR, infatti, è che è molto conosciuto come acronimo ma poco nello schema di funzionamento. Sta a noi semplificarlo in modo corretto e darne informazione”.
Per quanto riguarda le scadenze del Piano, dopo l'avvio del credito di imposta finalizzato all'innovazione digitale e i fondi per la transizione 4.0 che le aziende stanno già utilizzando da qualche mese, oggi l'attenzione si focalizza sull'agribusiness, sui parchi solari sulle strutture agricole.
“Questo è uno dei temi oggi più dibattuti – ha aggiunto Duranti – ma la vera scadenza sarà a fine 2023: entro quella data il 70% della somma disponibile del PNRR dovrà essere impegnata. Siamo in corsa, sperando che ci siano competenze anche nella parte pubblica affinché la progettualità sia adeguata alle regole europee”.
Sapranno le Piccole e medie imprese approfittare della grande opportunità costituita dal Piano?
“Le Pmi sono il target delle nostre banche. Dovranno adottare il giusto approccio consulenziale a questa sfida. Con il PNRR non si tratta di spendere i soldi come si è fatto finora. Bisognerà farlo seguendo linee guida che riconducono lo schema progettuale di fatto a due filoni: la digitalizzazione e il rispetto ambientale. Perché il PNRR è quel grande strumento finanziario che ci dovrà condurre a un'economia davvero circolare”.
La trasformazione digitale
Che il PNRR costituisca una svolta, ne è convinto anche Luca Lesignoli, Ceo della bresciana Neosperience Spa, soprattutto per quanto riguarda la trasformazione digitale: “Il Piano è quello che ci aspettavamo dalla politica. Finalmente la politica ha trovato il modo di finanziare interventi per miliardi di euro dicendo a tutti noi che l'Italia, ma anche l'Europa, è in ritardo di 20 anni rispetto ad altre aree del mondo. Un solo esempio: gli Stati Uniti nel 2021 hanno investito 25 miliardi di dollari nell'intelligenza artificiale e la Cina 10. Oggi con il PNRR la politica ha dato un segnale importante nella consapevolezza che l'Italia debba al più presto recuperare il tempo e lo spazio perduto”.
Il ritardo che il nostro paese sconta nell'e-commerce per Lesignoli è una questione di cultura: “L'e-commerce è uno strumento per andare sul digitale. Ma io al negozio, anche digitale, ci vado solo se lo conosco, solo se so come arrivarci. Il digitale è una questione molto più complessa di una banale vetrina di e-commerce. Il grande economista americano Jeremy Rifkin lo ha detto vent'anni fa: Internet è una grande occasione per gli artigiani e le piccole imprese. Ma il problema è che per essere davvero digitali dobbiamo trasformare il nostro modo di pensare. Capire che il digitale non riguarda solo le vendite o appunto l'e-commerce. Il digitale è un nuovo modo di vivere”.
Il mondo del digitale in questi ultimi mesi sta accogliendo un'ulteriore sfida: quella dei giovani e affascinanti NFT - non-fungible token in italiano letteralmente gettoni non riproducibili.
“Se parlate con il presidente di Neosperience, gli NFT fra poco saranno l'unico mercato. Dal mio punto di vista è ancora prematuro per dirlo. Perché se fare digitalizzazione significa usare il nostro mondo con lo strumento digitale, con gli NFT la trasformazione è ancora più potente: significa creare un nuovo mondo e un nuovo mercato con nuove logiche”.
La transizione ecologica
Assieme alla trasformazione digitale, la transizione ecologica è l'altra grande sfida e opportunità del PNRR. Mentre le grandi aziende sono in qualche modo obbligate dalla normativa a seguire determinati percorsi di sostenibilità, le piccole e medie imprese in questo ambito hanno ancora molte titubanze.
“In effetti, la prima cosa da dire è che le piccole e medie imprese dovrebbero interressarsi di più alla transizione ecologica – ha spiegato Patrick Beriotto, marketing and communication director della società di consulenza Warrant Hub.
“Alcuni dati rilevati dal Politecnico di Milano – ha aggiunto – registrano sì un'attenzione alta su questi temi, ma ancora in un numero contenuto di PMI. Alcune non hanno idea su come muoversi. Dovrebbero invece essere consapevoli che con la trasformazione digitale, la transizione ecologica è la direttrice dello sviluppo di un'impresa. Dal successo o meno di questa transizione può dipendere la stessa sopravvivenza dell'impresa.
Secondo noi, le PMI dovrebbero preoccuparsi di fare una fotografia del proprio stato attuale su queste tematiche. Gli strumenti ci sono. Noi ne abbiamo sviluppato uno che permette di capire quali possono essere anche i piccoli comportamenti da mettere in atto per avviare la transizione e per migliorare i parametri di sostenibilità. Oggi abbiamo a disposizione un supporto finanziario che non è mai stato così interessante.
Chi ha voglia di investire trova nella finanza agevolata e nei contributi europei un forte sostegno. Oggi non ci sono scuse: ogni PMI ha la grande opportunità di anticipare alcuni processi e così costruire un vantaggio competitivo. Sono di parte, lo ammetto, ma credo che avvalersi di consulenze specifiche che non esistono all'interno della propria azienda possa essere una carta vincente”.
Dopo la riflessione sul passaggio generazionale, lo scorso 13 aprile, e la discussione di oggi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il 4 maggio terzo e ultimo appuntamento per il ciclo di inciontri che Cassa Padana ha organizzato su alcune tematiche nevralgiche per il futuro delle aziende. Nella filiale di via Valcamonica a Brescia, la prossima settimana il focus degli interventi sarà sull'Ipo Forum e sulle opportunità per le aziende bresciane.