Giovani e alfabetizzazione finanziaria: divario di genere a sfavore delle donne

I primi risultati di un'indagine svolta da Banca d'Italia sulla comprensione di concetti economico-finanziari di base e sui comportamenti tenuti in campo finanziario.

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12 gennaio 2024
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Sono state pubblicate proprio questa settimana le prime evidenze emerse dalla nuova indagine condotta dalla Banca d'Italia sull'alfabetizzazione finanziaria dei giovani di età tra i 18 e i 34 anni in Italia.

L'indagine, svolta nel primo trimestre del 2023, rileva la comprensione di concetti economico-finanziari di base e i comportamenti tenuti in campo finanziario. Sono raccolte informazioni anche su abitudini, aspirazioni e interesse verso i temi economico-finanziari.

Alle domande sui principali concetti economici - inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio - risponde correttamente il 35 per cento degli intervistati.

Le conoscenze finanziarie sono più alte tra gli studenti e tra i diplomati o i laureati in discipline scientifiche o tecniche; vi è un divario di genere a sfavore delle donne.

Guardando ai comportamenti, i giovani sono attenti alla sostenibilità delle spese correnti e al rispetto delle scadenze di pagamento ma hanno una bassa propensione a pianificare il futuro.

Le aspettative di crescita professionale e di miglioramento della propria condizione economica sono più ottimistiche tra chi ha maggiori conoscenze finanziarie.

Tra gli intervistati di età compresa tra 18 e 23 anni, scuola e università sono i luoghi preferiti dove migliorare le proprie competenze finanziarie; gli intervistati tra 24 e 34 anni preferiscono ricevere informazioni più approfondite dagli intermediari finanziari.

I giovani ritengono che la protezione dell'ambiente sia il tema più urgente su cui dovrebbero concentrarsi le politiche economiche; a tale sensibilità si accompagna una conoscenza abbastanza diffusa dell'esistenza della finanza sostenibile.

Nel dettaglio. Le conoscenze finanziarie sono state rilevate con 8 domande.

I concetti più conosciuti riguardano la relazione rischio-rendimento e la valutazione del costo dei mutui (oltre il 70 per cento di risposte corrette, tavola 1). 

I concetti di inflazione, diversificazione del rischio e tasso di interesse (considerati dalla letteratura sulle cosiddette big three) sono compresi rispettivamente dal 65, 63 e 60 per cento dei giovani. Circa la metà degli intervistati ritiene che mantenere i risparmi sul conto corrente protegge sempre dal rischio che l’inflazione ne riduca il valore. Una percentuale analoga ritiene che l’andamento di un titolo azionario possa essere previsto con precisione da un esperto.

Il concetto più difficile è quello sul tasso di interesse composto (30 per cento di risposte giuste).

A parità di altre condizioni, tra cui l’età e il grado di indipendenza economica, le conoscenze finanziarie sono più alte tra gli studenti, rispetto a chi già lavora o è in cerca di occupazione; sono più basse tra i meno istruiti, le donne e i residenti nelle regioni del Centro, del Sud e nelle Isole.

Con riguardo agli indirizzi di studio, sono più elevate tra coloro che hanno intrapreso indirizzi scientifici o tecnici.

Il questionario ha rilevato i livelli di responsabilità nell’uso del denaro degli intervistati. Tra coloro che abitano in casa dei genitori, il 47 per cento si occupa della gestione del bilancio familiare, da solo o collaborando con altri familiari; il 38 ha a disposizione alcune somme di denaro da gestire in autonomia; il 15 non ha alcuna responsabilità nella gestione del denaro.

Oltre il 90 per cento dei giovani che non vivono con i genitori è coinvolto nella gestione del bilancio familiare, anche in collaborazione con altri conviventi.

A parità di altre condizioni, le conoscenze finanziarie sono più alte tra coloro che godono di una certa indipendenza economica o gestiscono delle somme di denaro autonomamente pur vivendo in famiglia.

Una domanda ha rilevato la capacità di leggere grafici che rappresentano semplici fenomeni economici, come la distribuzione del tasso di disoccupazione tra regioni; il 31 per cento dei giovani risponde correttamente a tale domanda.

Una sezione del questionario è dedicata alle competenze informatiche, o digitali, degli intervistati. Circa il 70 per cento dichiara di avere un livello di digitalizzazione elevato (sa svolgere almeno 7 attività tra le 8 proposte).

L’indagine ha analizzato i comportamenti dei giovani in campo finanziario (8 domande). Gli intervistati sono attenti alla sostenibilità delle spese correnti (89 per cento) e al rispetto delle scadenze di pagamento (77) ma hanno una bassa propensione a pianificare il futuro: circa la metà non ritiene necessario formulare piani per la vecchiaia e non investirebbe mai in fondi pensionistici a causa dei rischi di perdite.

Comunque il 43 per cento accantona dei risparmi a fine mese.

L’indagine ha rilevato l’accesso ai servizi finanziari e di pagamento dei giovani. Gli strumenti di pagamento e quelli per la gestione corrente sono diffusi; è modesta la partecipazione ai mercati finanziari.

In particolare, tre intervistati su quattro detengono un conto corrente; due terzi hanno carte di debito; due terzi hanno carte prepagate; i giovani che detengono almeno una carta - di debito, credito, o prepagata - sono il 90 per cento.

D’altra parte, solo il 14 per cento ha sottoscritto, almeno una volta, azioni o obbligazioni. Tra gli occupati, la percentuale di coloro che hanno aderito a fondi pensione è pari al 20 per cento; scende tra le donne e tra i meno istruiti.

L’uso della finanza digitale è relativamente diffuso tra i giovani. Le attività più frequenti riguardano l’esecuzione di pagamenti online, la gestione online dei conti correnti e l’uso di carte di pagamento.

Sono meno diffuse la sottoscrizione di polizze assicurative online, l’abitudine a informarsi online per un prestito e, infine, l’uso di piattaforme online per il trading.

A parità di altre condizioni, la familiarità nell’uso dei servizi di finanza digitale è più alta tra coloro che hanno maggiori conoscenze finanziarie. Lo è meno tra le donne, tra chi non ha un lavoro e, infine, non ha l’opportunità di esercitare scelte autonome nell’uso del denaro.